Ugento
Il territorio comunale è situato nel basso Salento e include un tratto della costa del mar Ionio. Il centro abitato, sorge in parte sul sito dell'antica Ozan (Uxentum in latino), importante città messapica. È sede della diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca. Il comune di Ugento è stato riconosciuto città d'arte e località ad economia turistica dalla Regione Puglia per le sue bellezze architettoniche, archeologiche ed ambientali.
Situato su un colle ad un'altezza di 108 metri s.l.m., è posizionato a sud-ovest di Lecce, dal quale dista poco meno di 60 km. È equidistante da Gallipoli e Santa Maria di Leuca, rispettivamente 22 km verso nord e 21 km verso sud.
L'area comunale si estende su un'area di 98,68 km² e comprende, oltre al Capoluogo, le frazioni di Gemini e Torre San Giovanni, le marine di Torre Mozza e Lido Marini e la località Fontanelle[7]. La costa di circa 12 km è prevalentemente bassa e sabbiosa, con rocce solo in alcuni brevi tratti. A ridosso di questa sono presenti numerosi bacini artificiali contornati da sterpeti e boschi di macchia mediterranea che si estendono fino all'entroterra, dove lasciano spazio a un paesaggio tipicamente agreste, caratterizzato da uliveti e vigne su bassi colli di rocce e terra rossa.
Il territorio di Ugento è vasto e piuttosto variegato. L'ampiezza della costa va di pari passo con una considerevole estensione nell'entroterra, caratterizzata da un sistema di coltivazione intensivo soprattutto di ulivo e vite e da massiccia presenza di aree di pascolo. Nonostante la grande estensione, le aree urbane sono relativamente piccole, il che spiega la non alta densità demografica.
Una particolarità importante del territorio di Ugento è costituita dalla presenza dei. bacini, collegati fra loro tramite canali e sfocianti in mare, che permettono il deflusso delle acque altrimenti stagnanti.
Dal punto di vista meteorologico Ugento rientra nel territorio del basso Salento che presenta un clima prettamente mediterraneo, con inverni miti ed estati caldo umide.
storia
La moderna cittadina di Ugento si sovrappone in gran parte ad uno dei principali centri messapici dellapenisola salentina, situato all'estremità meridionale di una serra. L'altura fu già occupata in età protostorica, ma testimonianze sicure di un insediamento si hanno solo a partire dal VI secolo a.C., epoca a cui risalgono due dei più importanti rinvenimenti: lo Zeus bronzeo e la tomba dipinta di via Salentina. Intorno al IX secolo a.C.[11], flussi migratori di probabile origine illirica si stanziarono nella parte meridionale della Puglia e, fondendosi con le popolazioni locali, diedero origine alla civiltà Messapica, di cui Ugento fu uno dei centri urbani più grandi e potenti. Divenne una città-stato con una zecca e un proprio esercito, difesa da poderosa mura. In questa stessa epoca, e poi anche in età romana, Ugento arrivò a disporre di un proprio scalo portuale sullo Ionio, presso Torre San Giovanni[12].
Durante l'Impero Romano, Ugento entrò a far parte del grande disegno espansionistico di Roma, divenendo municipio alleato. In occasione delle guerre puniche contro Cartagine, cercò di opporsi alleandosi con Annibale, nella vana speranza di riconquistare l'antica autonomia. L'epilogo della guerra in favore di Roma fu pagata a caro prezzo per opera del Console Romano Numerio Fabio Pittore eletto nel 266 a.C., che con le sue legioni attaccò e conquistò la Città. Fu l'ultima città messapica a resistere alle truppe romane. Nell'82 a.C. divenne municipio romano e seguì le sorti dell'impero. A questo periodo risalgono le fondazioni di diversi villaggi nel territorio circostante, quali Paternò, Geminiano (l'attuale Gemini), Varano, Pompignano, ecc.
Tra V e VI secolo, la città fu teatro di diverse invasioni barbariche (Visigoti, Vandali, Eruli, Ostrogoti) che si conclusero nel 545 con la distruzione da parte dei Goti. Subì una seconda distruzione ad opera dei Saraceni nell'842[13]. Ugento risorse grazie all'apporto dato dai monaci basiliani, che contribuirono alla sua ricostruzione in cima all'acropoli. La città assunse la caratteristica fisionomia greca e fu dotata di nuove mura[14].
Con l'avvento dei Normanni intorno al 1020, il vescovato greco fu nuovamente sostituito da quello latino, anche se le due chiese greca e latina coesistettero per circa due secoli; fu riedificato il castello sulle rovine della fortezza romana e si ebbe un notevole incremento demografico. Verso la fine dell'XI secolo, la città fu infeudata per la prima volta a Pecicco de Trebigne e nel 1195 fu incorporata al principato di Taranto, che Federico Barbarossa concesse al figlio Enrico IV. Diverse furono le casate che si alternarono al governo di Ugento: i D'Aquino, gli Orsini, i Della Ratta, i Del Balzo. Nel 1537 fu nuovamente distrutta dalle truppe di Khayr al-Din Barbarossa. Successivamente passò sotto il controllo dei Pandone, dei Vaaz de Andrata, ed infine dei D'Amore, ultimi feudatari fino all'eversione della feudalitànel 1806[15].
La Cattedrale
è sorta in epoca relativamente recente, perché in precedenza esisteva un’altra cattedrale, in stile gotico, che fu purtroppo distrutta durante le invasioni turche del Cinquecento. Il popolo ugentino ci mise duecento anni prima di ricostruirne un’altra e la nuova cattedrale fu inaugurata nel 1745. La facciata neoclassica fu voluta dal vescovo Bruni soltanto più tardi, nel 1885. All’interno è costituita da un’unica navata a croce latinae le opere che racchiude risalgono alle epoche più diverse. L’altare maggiore in marmo di più colori si trova nel presbiterio e riporta uno stemma, quello del monsignor Arcangelo Ciccarelli. Alle sue spalle si trova una struttura per il coro in legno di ulivo e sull’abside si trova un grande quadro dell’Assunzione di Maria circondata dai santi cui la città di Ugento è più devota, realizzato nel 1944 da Corrado Mezzana.
Gli altari lungo la navata non mancano e sono stati tutti recentemente restaurati e riportati così all’antico splendore. Una volta entrati, troviamo sulla destra: un altare di San Vito realizzato nel 1812 per volere dei cittadini; un altare della Vergine del Rosario abbellito da una tela del Cinquecento e da altri quadri più piccoli che ne raffigurano i Misteri; un altare della Madonna Desolata, un altare dell’Ultima Cena arricchito da un quadro settecentesco; la cappella del Santissimo Sacramento realizzata solo nel 1898 con una tela di Cristo Re. È presente da quel lato anche un organo a canne di rilevanza storica.
Dall’altro lato, si trovano invece: una fonte battesimale settecentesca in marmo; un altare dei Santi Caterina de Fieschi e Andrea Apostolo con un quadro di Finoglio; un altare della Vergine Assunta arricchita da una tela di San Vincenzo e realizzata recentissimamente; un altare delle Anime Purganti con una tela della Madonna del Carmine del Settecento; un altare dedicato al patrono della città, San Vincenzo di Saragozza, dei primi decenni dell’Ottocento. Vi è poi una
tomba monumentale eretta in onore di monsignor Arcangelo De Mestria.
La Cattedrale, infine, ha anche dei sotterranei dove è possibile visitare il Museo Diocesano. Nel museo si trovano molti documenti storici e opere d’arte che riguardano sia la Cattedrale stessa che altre chiese della diocesi di Ugento e Santa Maria di Leuca.
IL CASTELLO
Nel centro storico vi è anche un Castello risalente al XIII secolo, dotato di pianta trapezoidale irregolare con torrioni angolari, due dei quali sono andati distrutti. Anche se l’origine è Trecentesca, è stato ricostruito nel XVII e nel XIX secolo.
L’antico castello di Ugento domina la città da una posizione preminente, vicino alla Cattedrale e alla piazza principale. La sua costituzione originaria è ancora avvolta nel mistero, è presumibilmente stato costruito attorno al XIII secolo. Ha una pianta a forma di trapezio irregolare con dei torrioni agli angoli, due dei quali purtroppo sono andati distrutti. È da ascrivere alla categoria dei castelli realizzati per scopo militare e non dunque casuale che risulti molto semplice, senza fronzoli.
Esso fu ampiamente rimaneggiato attorno al XVIII secolo, ma questa fortezza sembra avere elementi che facciano risalire una costruzione originaria molto più indietro nel tempo,anche prima del XI secolo, almeno per quel che riguarda la parte più bassa, mentre il resto sembra con più certezza risalire ai Normanni.
La difficoltà nella datazione è data anche dalle frequenti ristrutturazioni, cominciate già durante il Duecento dagli angioini. Risulta anche che in quel secolo vi soggiornò Carlo D’Angiò in persona, recatosi in visita dal Conte Adenolfo XI. Pecicco de Trebigne, che fuggiva dalla persecuzione del cugino Re di Dalmazia, ne divenne il primo feudatario della "baronia di Ugento", mentre nel periodo angioino il castello divenne regio e Giovanni Conte fu eletto primo castellano.
La parziale distruzione delle due torri si ebbe durante un’invasione barbara nel Cinquecento, e con esse andarono perse altre parti importanti dei primi due piani.
Da documenti storici è accertato che il castello apparteneva nel 1484 al conte feudatario Angilberto De Bautio, mentre nel 1534 fu donato da una non meglio precisata “Cesarea Maestà” ad un uomo di fiducia, il “magnifico e fedele Marzio Colonna”. Fu ancora una volta ricostruito nel 1642 con l’interessamento del Conte Vaaz De Andrada, ma da allora non sono state fatte opere di ristrutturazione globale e così ha finito per prevalere uno stato complessivamente fatiscente dell’immobile.
Ad oggi rimane una costruzione privata, che appartiene alla famiglia nobile D’Amore. L’importanza storica dell’edificio è testimoniata dalla presenza al suo interno di grandi saloni decorati con bellissime pitture susseguitesi nei secoli.
IL MUSEO :
Il Nuovo museo archeologico di Ugento (Museo Civico) è stato inaugurato nell’ottobre del 1968 ed in seguito ristrutturato e riaperto nel 2009. La sede occupa 1100 mq dell’edificio dell’ex convento dei Francescani Santa Maria della Pietà, situato in pieno centro storico (Largo Sant’Antonio, 1), risalente al XV secolo e costituito da due piani ed un chiostro centrale. In precedenza l’ex convento era già stato adibito a caserma dei Carabinieri, sede municipale ed edificio scolastico. Il Museo venne infine istituito con decreto dell’allora Presidente della Repubblica On. Giuseppe Saragat, in occasione del primo convegno dell’Associazione dei Comuni messapici, peuceti e dauni, svoltosi a Ugento.
Il recupero dell’intera struttura e del cortile del Museo effettuato solo pochi anni fa (2004-2009) ha consentito di schedare molti degli 800 e più reperti del patrimonio comunale e che rappresentano un vasto arco di tempo che va dal VI a.C. al I-II sec d.C. in epoca medievale. Tra i reperti citiamo anfore commerciali, crateri, anfore a trozzella, coppette, piatti, terrecotte votive e architettoniche, monete greche, romane e della Zecca Ugentina, urne cinerararie e inumati di infante della fine del II sec. a.C., senza dimenticare il pezzo forte, la statua di Zeus (fine sec. VI a.C.) rinvenuta nel 1961 in Via Pittore. Questi reperti costituiscono il nucleo prevalente della collezione museale. Lo Zeus era stato sepolto in modo volontario in una fossa naturale e coperto con un capitello. In realtà, però, quello esposto nel museo è una copia dell’originale, che si trova invece presso il Museo Archeologico di Taranto.
Si ambienta su entrambi i piani, il piano terra custodisce un laboratorio di Restauro, una sala con la “Tomba dell’Atleta”, una sezione lapidea e alcuni affreschi. Il primo piano invece è adibito ad una mostra topografica, una preistorica, una subacquea, una medievale, oltre che una collezione numismatica e corredi funerari. Più in generale, dopo la ristrutturazione del 2009 è stato sviluppato un percorso lungo i due piani mettendo al centro la storia di Ugento lungo i secoli arricchendolo di reperti messapici e romani: alcuni restituiti dal Museo Archeologico di Taranto ed altri ritrovati di recente in nuovi scavi.
Grazie al restauro anche il chiostro è stato protetto da una copertura trasparente e soprattutto si sono scoperte direttamente nelle mura una serie di cappelle affrescate
risalenti ad un periodo compreso tra il XVI e il XVII secolo e che è possibile vedere attraverso dei vetri. Si tratta di piccole ma incredibili cappelle con colori e dipinti in ottimo stato. Tra queste, di particolare bellezza sono la Cripta del Crocefisso e la Cripta della Madonna di Costantinopoli.
A seguito del restauro è stato arricchito anche di una sala conferenze, realizzata in quello che un tempo era il refettorio del Convento.
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